Per disturbi dell’umore si intendono alterazioni o anomalie del tono dell’umore, tali da causare alla persona forte disagio e disadattamento alle condizioni ambientali di vita che si riperquotono nella vita socio-lavorativa dell’individuo.
Tristezza, gioia ed euforia fanno parte della vita di ogni giorno. La tristezza è una reazione universale dell’uomo a delusioni e sconfitte o altre situazioni avverse. Gioia ed euforia invece sono una risposta universale al successo e ad altre situazioni favorevoli.
In quest’ottica ad esempio il lutto viene visto come una forma di tristezza, considerata una normale risposta emotiva alla perdita di un caro.
Un disturbo dell’umore è diagnosticato quando la tristezza o l’euforia sono troppo intense, persistenti e talvolta immotivate.
Questi disturbi possono verificarsi negli adulti, nei bambini e negli adolescenti.
Si suddividono in:
• Depressivo: caratterizzato da un intenso stato di tristezza.
• Maniacale: caratterizzato da un’immotivata euforia.
• Bipolare: caratterizzato dall’alternanza di depressione e maniacalità.
Spesso tali disturbi si accompagnano a quelli d’ansia e viceversa.
Con il termine ansia intendiamo un’emozione caratterizzata da sensazioni di tensione, minaccia, preoccupazioni e conseguenti reazioni fisiche, tra le quali vi possono anche essere tachicardia, sudorazione, difficoltà respiratorie, senso di peso allo stomaco, aumento della pressione sanguigna, vertigini e tremolii.
I soggetti affetti da Disturbi d’Ansia solitamente mostrano pensieri e preoccupazioni ricorrenti, che spesso inducono a evitare alcune situazioni nel tentativo di gestire, o per meglio dire non affrontare un possibile attacco.
L’ansia dunque è uno stato caratterizzato da sensazioni di paura e di preoccupazione non connessi, almeno apparentemente, a una situazione o un evento specifico, diversamente dalla paura che presuppone invece un reale pericolo.
L’ansia differisce dalla paura, poiché la paura si pone come reazione funzionale ad affrontare un pericolo imminente, mentre l’ansia ha come obiettivo l’affrontare una preoccupazione sulla possibilità di un evento futuro.
Ansia e paura non devono necessariamente essere considerate sensazioni “cattive”; al contrario hanno un ruolo adattivo, nel momento in cui abbiamo la sensazione che siano appropriate e soprattutto proporzionate rispetto alla causa che le suscita.
La paura diventa infatti fondamentale nell’attivazione del meccanismo di “attacco/fuga”, che ci permette di dare fondo a tutte le nostre risorse per affrontare una minaccia o, in alternativa, fuggire da essa. Per questo motivo nelle giuste circostanze una reazione di paura può salvarci la vita.
Allo stesso modo, l’ansia ci aiuta ad individuare minacce future e a premunirci contro di esse, progettando ipotetici scenari risolutivi.
Dunque un giusto livello di ansia dà l’opportunità di essere più performanti rispetto a quando siamo sereni.
Purtroppo a volte nell’uomo, come anche negli animali, l’ansia passa dai suoi aspetti adattivi, quindi utili, ad altri non adattivi, fino a risultare addirittura invalidante.
Stando alle indicazioni fornite nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM–5; American Psychiatric Association, 2013), i disturbi d’ansia differiscono dalla normale paura o ansia evolutive perché sono eccessivi o persistenti (durano tipicamente 6 mesi o più).
Molti disturbi d’ansia possono anche svilupparsi in età infantile e tendono a persistere quando non curati.
In elenco i principali disturbi d’ansia categorizzati dal DSM-5:
• Disturbo d’ansia generalizzata: si caratterizza per ansia e preoccupazione eccessive, che si manifestano per la maggior parte dei giorni per almeno 6 mesi.
L’individuo presenta in questi casi difficoltà nel controllare la preoccupazione e l’ansia, che si reputa eccessiva per intensità, durata o frequenza rispetto alla reale probabilità o impatto dell’evento temuto; essa si associa a tre o più dei seguenti sintomi: irrequietezza (sentirsi tesi, con i nervi a fior di pelle), affaticamento, difficoltà a concentrarsi o vuoti di memoria, irritabilità, tensione muscolare e alterazioni del sonno (difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno, o sonno irrequieto e insoddisfacente);
• Disturbo d’ansia sociale: Il Disturbo d’Ansia Sociale (o Fobia Sociale), invece, si caratterizza per una paura o ansia marcate relative a una o più situazioni sociali nelle quali l’individuo è esposto al possibile esame degli altri.
Gli esempi comprendono interazioni sociali (per es., avere una conversazione, incontrare persone sconosciute), essere osservati (per es., mentre si mangia o si beve) ed eseguire una prestazione di fronte ad altri (per es., fare un discorso).
Ciò che realmente teme l’individuo è la possibilità di agire in modo tale da manifestare i suoi sintomi d’ansia, che saranno valutati negativamente (perché imbarazzanti, umilianti, porteranno al rifiuto o risulteranno offensivi per altri).
• Disturbo di Panico: si caratterizza per episodi di improvvisa ed intensa agitazione dovuta ad una rapida “escalation” dell’ansia normalmente presente.
Si caratterizza per sintomi somatici e cognitivi, come ad esempio palpitazioni, sudorazione improvvisa, tremore, sensazione di soffocamento, dolore al petto, nausea, vertigini, paura di morire o di impazzire, brividi o vampate di calore. I pazienti in genere lo descrivono come un’esperienza terribile, spesso improvvisa ed inaspettata, almeno la prima volta, ed è ovvio che la paura di un nuovo attacco diventa immediatamente forte e dominante;
• Agorafobia (dovuta dallo stare in spazi molto ampi, aperti e affollati);
• Fobia specifica;
• Disturbo d’ansia indotto da sostanze/farmaci;
• Disturbo d’ansia dovuto a un’altra condizione medica;
• Disturbo d’ansia con altra specificazione;
• Disturbo d’ansia senza specificazione;
Il trattamento dell’ansia con il Dott. Scifo consiste in un percorso che ha come obiettivo, in base ai casi, l’eliminazione o la sensibile riduzione del sintomo, unito al raggiungimento di un adeguato adattamento dell’individuo all’ambiente utilizzando tecniche comportamentali, tecniche di ristrutturazione cognitiva e tecniche di rilassamento, come ad esempio il training autogeno.
Tale percorso richiede pertanto un lavoro di individuazione e valutazione dei sintomi, delle aspettative e degli schemi cognitivi abituali, nonché uno studio dei fattori che contribuiscono allo sviluppo del disturbo, tra cui le credenze negative riguardo la pericolosità e l’incontrollabilità del rimuginio e alcuni aspetti comportamentali come i tentativi di evitare il rimuginio stesso e di controllo dei propri pensieri.
In tal modo si interviene sulla diminuzione dell’ansia e del rimuginio aiutando i pazienti a migliorare la capacità di tollerare, affrontare e accettare l’inevitabile incertezza della quotidianità . Le strategie e le tecniche utilizzate includono ad esempio i training di consapevolezza dei propri stati ansiosi e depressivi, le esposizioni immaginative, le ristrutturazioni cognitive delle credenze irrazionali e gli esercizi di problem-solving.
Quanto descritto al fine di individuare schemi alternativi e più funzionali per la gestione dell’ansia stessa.